Una lettera ad Axl Rose da un ‘sopravvissuto’ della rivolta di St. Louis del 1991!
Di Fede.
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Ciao Axl,
È passato tanto tempo. Ventisei anni. Ventisei!
L’ultima volt ache ti ho
visto, io ero in ottava fila, o almeno quello che ne era rimasto, a quello che
una volta veniva chiamato Riverport Amphitheatre. Anche tu eri tra la folla,
sei o sette file davanti a me, e hai dato il via a una rissa con una gang di motociclisti.
Penso che entrambi siamo d’accordo nel dire che non è stata una buona idea,
vero?
Visto che non abbiamo mai avuto la possibilità di parlare, ho voluto scrivere un
articolo semplicemente per ringraziarti, perché quella notte, per quanto
pazzesca e pericolosa fosse stata, con tutti i feriti, le proprietà danneggiate
e i danni psicologici ai fans di St. Louis e alla città in generale, per me è
stata una notte grandiosa.
A quei tempi
io ero un art editor per il Riverfront Times e ho guardato il concerto con
Thomas Crone, un ragazzo del nostro staff di scrittori. Io non dovevo andare al
concerto, a dirla tutta, ma qualcosa mi ha detto che dovevo esserci e che
dovevo anche portarmi un taccuino per gli appunti. Tutto questa fa parte dell’istinto
dei giornalisti, naturalmente. L’80 percento del successo è il mostrarsi, come
ci ricorda Woody Allen. E sebbene io non
sia mai stato un Boy Scout, ho sempre fatto mio il loro motto, “Sii pronto”.
Quando le
cose hanno colpito i fan e il concerto si è trasformato in un’enorme rissa, la
cosa per cui non ero pronto – perché, diciamo la verità; chi se lo aspettava? –
era che Crone ed io avremmo dovuto semplicemente resistere e scrivere un
resoconto. Altri giornalisti sono fuggiti, lasciandoci come unici inviati
testimoni di una storia che si stava realizzando davanti a noi. Ricordo ancora
molto bene certi dettagli: rivoltosi che oscillano legati ai cavi sotto le luci
pile di amplificatori che ondeggiano sul palco, un ingegnere del suono che mi
avvisa che se fossero cadute sarebbero morte un sacco di persone; la polizia
che cerca di mantenere il palco sgombro usando una manichetta dell’acqua per
allontanare i rivoltosi, anche se la pressione del getto d’acqua era misera; un
uomo che salta nel getto, si abbassa i pantaloni e agita il pene in direzione
dei poliziotti.
Ah, che bei
momenti.
Ma c’era
anche altro: un uomo con un taglio profondo alla spalla e del sangue in faccia
che correva a perdifiato sul lato del teatro; un altro, con la testa
immobilizzata, portato via su una barella; Crone brutalmente colpito nei reni
dalla polizia nel tentativo di liberare la parte bassa dell’arena, dopo aver
urlato che eravamo membri della stampa. La risposta della polizia è stato un
susseguirsi di volgarità non riportabili in una pubblicazione.
“Siamo della
stampa,” ho spiegato. “Bene,” ha detto un altro, poi ci hanno lanciati giù da
una rampa di scale. Aveva ragione. Andava bene, anche se in quel momento non sembrava
proprio.
RFT era un
settimanale – e lo è ancora – ed io non ho avuto un altro posto in cui
pubblicare il mio articolo sulla rivolta per qualche giorno, quindi ho passato
il resto di quella notte chiamando tutti quelli che conoscevo nella redazione
di Rolling Stone, MTV News e altri giornali. Le notizie dell’ultim’ora
dovrebbero essere gratuite, ma tutto questo è successo nell’era prima di
internet, prima ancora dei telefoni cellulari, e non ho potuto metterlo sui
social media. Dopo tempo e con qualche difficoltà, che non starò qua a
spiegarti, posso affermare che il motive per cui sono rimasto lì quella notte e
poi ho combattuto duramente per far uscire la storia con tutto quello che ne è
derivato per me – un lavoro a correggere i testi per una rivista musicale, a
scrivere libri, a passare in radio e a continuare a scrivere articoli musicali
fino ad oggi. È fantastico.
Tu cosa hai
fatto da quel momento? Oh, sì: “Chinese Democracy”. Bello, bella roba. D’altra
parte, devo congratularmi con te per aver preso Richard Fortus, originario di
St. Louis, nel gruppo. Lui è uno dei migliori, e noi lo sapevamo prima di te. Ben
fatto. E anche Tommy Stinson! Un eroe del Rock N’ Roll, se ma ice ne fosse stato uno. Mi dispiace che
non sia più nel gruppo, ma sono contento che abbia ricevuto un trattamento di
favore da parte tua. Se lo merita.
Sono anche contento
di vedere che sei tornado con Slash, Duff, Dizzy e gli altri ragazzi. È così
che doveva andare. Non c’è modo di recuperare gli anni persi, ma c’è sempre il
presente, e tutti noi dobbiamo lavorare al meglio nel presente, giusto? Devo
dire che siamo ancora un po’ irritati da quel “Fanculo, St. Louis!” che hai
messo nelle note a lato di “Use Your Illusion”. Ma all’epoca, probabilmente il
sentimento era reciproco. Quindi passiamo oltre.
Intanto,
bentornato in città. Sono certo che non succederà di nuovo una cosa del genere.
So che nel ’91 hai detto che il pubblico stava lanciando bottiglie al gruppo, e
questo è quello che ti ha fatto incazzare. E così sia. Ma c’era qualcuno che
stava scattando delle foto con una macchina fotografica – ti ricordi? – e a
dire la verità è quello che ti ha fatto uscire di testa, è per quel motivo che
sei saltato nel pubblico e hai dato il via a una vera e propria rivolta.
Beh, questo
è un altro secolo, e adesso tutti hanno uno smartphone, il che significa che
tutti hanno una fotocamera a disposizione. Quindi… Sorridi, Axl! Siamo felici
di rivederti, più o meno.
I miei
migliori auguri,
Dan.
Daniel Durchholz è uno scrittore musicale freelance a
St. Louis.
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